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TESI CONGRESSUALI del LXI Congresso Nazionale FUCI

61° Congresso Nazionale FUCI

Urbino/Roma, 25 – 29 aprile 2012

TESI CONGRESSUALI

“E’ appena l’aurora”.

Chiesa, Concilio, Contemporaneità: 50 anni fa, 50 anni dopo.

In principio era la Parola

Come un giorno foriero di luce splendidissima nella Chiesa, il Concilio Ecumenico Vaticano II si apriva solennemente l’11 ottobre del 1962, in un clima diffuso di entusiasmo e speranza.

Oggi,  a cinquant’anni di distanza, la FUCI avverte l’esigenza di dedicare una riflessione particolare al Concilio nella convinzione che nei suoi frutti possa ancora riscontrarsi una parola capace di parlare all’uomo di ogni tempo e consapevole della necessità di continuare con amore un cammino che è stato affidato anche a noi giovani.

Tale consapevolezza ci viene dal desiderio di vivere costantemente “in prima persona” un atteggiamento di apertura fiduciosa ai segni di verità insiti in ogni uomo che si ponga interrogativi di senso, anche in chi non crede e nella società tutta, attenti ad una comprensione profonda della complessità del reale, e di dialogo autentico e leale con tutti i cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà. In questa riflessione siamo guidati dal metodo che ci è proprio, quello della ricerca, che si sostanzia principalmente nell’incontrare e nell’ascoltare.

Con lo stesso metodo, da sempre, ci accostiamo prima di tutto alla Parola del “Dio invisibile che nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé” (DV 2).

E’ alla luce di questa Parola che vogliamo continuare a metterci in ascolto e in discussione come giovani universitari. Sono proprio le categorie dell’amicizia e del dialogo con ciascuno a dare nuova linfa al concetto di Rivelazione, che si realizza attraverso il linguaggio nella narrazione, ma anche – in pienezza – nella persona stessa di Cristo (DV 2) e può essere più compiutamente compresa grazie anche all’interpretazione autorevole ed autentica della Chiesa.

La Chiesa in dialogo con il mondo contemporaneo

Il Concilio Ecumenico Vaticano II risponde all’esigenza della Chiesa di sentirsi parte della storia dentro l’intera famiglia umana. “Il mondo che essa ha presente è perciò quello degli uomini, ossia l’intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà in cui essa vive; il mondo che è teatro della storia del genere umano” (GS 2).

Il dialogo con la cultura contemporanea diventa quindi imprescindibile e necessita di uno spazio comune entro cui incontrarsi, da coltivare invece che da evitare.

Il Concilio riscopre la dimensione della coscienza e quella della libertà come luoghi privilegiati in cui incontrare l’uomo contemporaneo e allo stesso tempo annunciare il messaggio di Cristo. “La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità” (GS 16).

 Infatti, ogni uomo, indipendentemente dalla sua sensibilità religiosa, riconosce nella dimensione dell’interiorità una legge universale del cuore che ne sancisce la piena appartenenza all’umanità.

E ancora “la vera libertà è nell’uomo un segno privilegiato dell’immagine divina” (GS 17). Il Concilio dunque annuncia che questi due elementi intorno ai quali si costituisce l’uomo contemporaneo, la sua coscienza e la sua libertà, non sono dimensioni pericolose ma luoghi in cui l’azione di Dio si fa presente e si riconosce.

Ecco, quindi, che è necessario ogni sforzo per educare la propria coscienza e per vigilare sulla propria libertà alla luce della Parola.

La FUCI, nel coniugare una scelta di fede radicale e radicata, con la vocazione allo studio inteso come continua ricerca, condivisa, che ci educa al confronto libero con la cultura in cui viviamo, si pone come obiettivo quello di formare coscienze salde, aperte al mondo e ai suoi cambiamenti e radicate nella partecipazione all’Eucarestia, in un ascolto attento e in una lettura assidua della Parola.

Intendiamo, pertanto, riscoprire e riproporre la liturgia delle ore, come forma di preghiera comunitaria, che ci permette di vivere una piena aderenza alla quotidianità, radicata nella consapevolezza dell’esistenza di un “tempo altro”.

Allo stesso modo facciamo nostra la pratica della lectio divina come metodo privilegiato di discernimento della Parola, che ogni volta ci riconsegna la radice del nostro impegno nello studio e nella fede, per la Chiesa e per il mondo.

Maturità piena del laicato

Il Concilio Ecumenico Vaticano II, in particolare nella Costituzione Lumen Gentium, afferma più volte come i fedeli laici, donne e uomini, partecipino insieme ai presbiteri al sacerdozio comune di Cristo.

Il laico non è chi rimane fuori dall’ordine sacro o dalla categoria dei credenti: laico è l’uomo battezzato. Una definizione essenziale che lascia ampi spazi di libertà: infatti, il battesimo esalta le caratteristiche fondamentali dell’uomo, creando le possibilità affinché la persona nella sua totalità possa essere pienamente tale.

L’energia di rinnovamento che sgorga dalla sequela di Cristo, proprio grazie ai laici della comunità cristiana, deve giungere a permeare la storia e il cammino del mondo. La vocazione comune dell’intero Popolo di Dio, allora, non può che essere la santità, cercata e assunta nell’incarnazione della quotidianità e nella specificità insostituibile di ciò che si è chiamati a costruire nel mondo.

Come studenti universitari ci impegniamo a rintracciare nel nostro studio quella vocazione particolare che ci chiama ad occupare un posto preciso nel mondo attraverso la propria professione da esercitare con serietà e passione.

Gli anni dello studio universitario, quelli vissuti all’interno della FUCI, sono fecondi per poter sperimentare e approfondire un rapporto paritario, dialogico e corresponsabile tra laici e presbiteri nell’ obiettivo condiviso di formare persone adulte e mature: fedeli laici veramente cristiani, competenti nel campo in cui intendono agire, pieni di amore critico per il tempo che sono chiamati a vivere, autonomi e responsabili nell’esercizio delle proprie attività specifiche.

Cristiani per il mondo

Nella tensione di quel periodo storico la Chiesa, con il Concilio, prendendosi carico delle angosce e delle tristezze degli uomini della propria epoca, ha saputo indicare a tutta la famiglia umana la gioia e la speranza della Via della Pace.

La mutua relazione tra Chiesa e Mondo impone così ad ogni cristiano di essere “fermento della società umana”, impegnandolo a conoscerne e a comprenderne le attese e le aspirazioni, mettendo in atto quell’intelligenza degli avvenimenti, che consente di “saper scrutare i segni dei tempi ed interpretarli alla luce del Vangelo” (GS 4).

Infatti “il messaggio cristiano, lungi dal distogliere gli uomini dal compito di edificare il mondo o dall’incitarli a disinteressarsi del bene dei propri simili, li impegna piuttosto a tutto ciò con un obbligo ancora più pressante” (GS 34).

Una testimonianza sincera, autentica e per ciò credibile, non può quindi non tenere conto della necessaria inscindibilità tra la vita di fede e la vita di ogni giorno.

L’infinita carità nei confronti di ogni essere umano, in cui risiede la “presenza di un germe divino”, richiede come presupposto il riconoscimento della pari dignità, libertà ed uguaglianza. Esso si sostanzia nello sforzo incessante “di instaurare un ordine politico, sociale ed economico che sempre più e meglio serva l’uomo”(GS 9) e che metta al centro l’attenzione verso i più poveri, cui la Chiesa lega il proprio destino.

Tale fine richiede la promozione di una crescita sostenibile, di un’equa distribuzione delle risorse, di un accesso paritario ai benefici del progresso a garanzia del rispetto dei diritti inviolabili e dello sviluppo integrale delle persone.

“La persona umana, che di natura sua ha assolutamente bisogno d’una vita sociale, è e deve essere principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali” (GS 25).

La FUCI, cosciente della necessità costitutiva della relazione intersoggettiva e dello stabilire un legame con l’Altro, si espone nei luoghi che abita, in primo luogo l’Università, la Città e la Chiesa, in cui si impara attraverso la pratica costante della solidarietà, della cura fraterna e del confronto sincero che non esiste libertà nella solitudine e al di fuori di una comunità, spazio in cui  esprimere al meglio se stessi, incoraggiati dalla fiducia totale nel prossimo.

Di fronte alla profonda drammaticità di una crisi economica, civile e sociale come quella che stiamo vivendo, la Federazione non intende sfuggire all’assunzione della propria parte di responsabilità e vuole investire in una formazione integrale della persona, che metta alla base il bene comune.

La FUCI non teme di affermare la necessità di un rinnovato impegno politico onesto, sincero e gratuito, vissuto nella nobiltà umile del ministero a servizio della comunità, che sostenga i più deboli e la loro crescita nelle formazioni sociali, in primo luogo nella famiglia, che sappia tenere nella dovuta considerazione il ruolo peculiare di ognuno, ribadendo in particolare l’importanza fondamentale della partecipazione della donna, come dell’uomo, nella costruzione della società; e che si faccia promotore di una pace tra i popoli che non può più prescindere da una logica dell’ospitalità, del rispetto e della conoscenza profonda dell’altro, possibile solo attraverso un dialogo libero da pregiudizi.

Nell’accostarci a ciò che questo evento è stato, sentiamo viva la radicalità di un atteggiamento che attende ancora di essere assunto pienamente, che ci chiede lo sforzo di costruire un’unità che non escluda; in poche parole, che sia Concilio!

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